L'opera è stata donata alla Fondazione

Quanin
Autore sconosciuto (Cina, 1800-1850), lapislazzuli, cm 23 in altezza x cm 25 in larghezza

 

La scultura ritrae Quanin – dea della misericordia, molto venerata nei paesi di religione buddista – con un cliché che rispecchia i canoni dell’iconografia tradizionale: la divinità tiene con una mano – solitamente la destra, ma qui è la sinistra – una brocca d’acqua in cui è contenuto il nettare dell’immortalità, il “Nirvana”, e, con l’altra, un ramo di salice, che rappresenta la volontà della dea a piegarsi alle richieste degli esseri viventi. La collana che indossa è il simbolo della sua regalità. Alla sua sinistra, proteso verso di lei, c’è un personaggio maschile, in atteggiamento orante, avvolto da una stola che richiama – senza esserlo – la sagoma aggrovigliata di un serpente. Al lato opposto, emerge la figura di un pesce, nell’atto di sguazzare fuori da uno specchio d’acqua. Le linee ondulate delle tre figure si fondono insieme, dando coerenza, omogeneità e armoniosità alla scultura.
Il colore turchese della composizione è messo in risalto ancora di più dal contrasto con la base lignea, anch’essa decorata di curve e fronzoli, meno accentuati però rispetto a quelli del gruppo scultoreo.

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